
Molti operatori sanitari continuano ad attribuire il mal di schiena a lesioni traumatiche, malgrado le evidenze dimostrino che le cause sono ben altre. E di conseguenza limitano subito l’attività e il lavoro per consentire alla lesione di guarire. Questi atteggiamenti contrastano con i dati della ricerca scientifica dai quali emerge che un ritorno precoce all’attività è terapeutico, accelera il recupero funzionale e riduce la disabilità lavorativa. La limitazione dell’attività come terapia per il mal di schiena deriva dalla paura che una ripresa precoce dell’esercizio fisico peggiori il dolore e danneggi tessuti vulnerabili. Queste paure hanno alterato l’atteggiamento verso il mal di schiena e il suo trattamento nella società moderna, in particolare nel mondo del lavoro, contribuendo così in modo determinante alla trasformazione di un sintomo fisico comune in un’epidemia invalidante diffusa in tutto il mondo. Ma queste paure sono ragionevoli? Gli studi scientifici hanno revisionato la letteratura sull’esercizio e il mal di schiena per rispondere a tre questioni importanti: (1) L’esercizio aumenta il rischio di mal di schiena tra persone senza sintomi? (2) La prescrizione di esercizi a persone che soffrono di mal di schiena provoca un aumento delle percentuali di ricadute? (3) Una ripresa precoce del lavoro complica i problemi alla schiena? La risposta alle tre domande è risultata decisamente negativa.
Pubblicato su L’INFORMATORE-SPECIALE SALUTE del 28 ottobre 2010